Trase l’art

La bottega del ciabattino

Trase l’art  – Entra l’arte –

Negli anni che seguirono la seconda guerra mondiale l’Italia cominciava ad intravedere il periodo del “miracolo economico”, anche i nostri paesi del Cilento si apprestavano a vivere una loro  “rivoluzione industriale”, quindi non più solo contadini e pastori ma mestieri come  il falegname, il fabbro, il sarto, il ciabattino affiorarono insistentemente riscuotendo sempre più consensi, tanto che molti giovani  dopo  le lezioni scolastiche del mattino si recavano presso queste botteghe per imparare un mestiere che potesse garantire loro un futuro. La scuola era sì necessaria ma per una basilare istruzione non certo per assicurare un avvenire,  retaggio di una mentalità ancora prettamente contadina.

Attrezzi utilizzati da un ciabattino

Attrezzi utilizzati da un ciabattino

Si racconta che un giovane apprendista ciabattino mentre acquisiva i primi rudimenti del mestiere, ne conobbe subito i “rischi”: il martello usato per fissare la suola ad una scarpa, anziché fare il proprio dovere, battere la testa del chiodo, andò a battere sul dito del discepolo il quale non riuscì a trattenere una sonora imprecazione. Il “masto” che aveva osservato tutta la scena, con aria consolatrice esclamò “trase l’art” (un modo per dire: anche così s’impara).

Non fu l’unica volta che il martello conquistò il dito del giovane apprendista il quale puntualmente si sentì ripetere la solita frase “trase l’art”, subendola senza possibilità di replica per non mancare di rispetto.

Un giorno mentre il ragazzo era intento a svolgere le attività assegnategli, sentendo un’esclamazione alquanto colorita, capì che anche il martello del “masto” era finito dove in cuor suo aveva sempre sperato che finisse, su un dito delle esperte mani. Fu così che il ragazzo con aria apparentemente dispiaciuta esclamò  –Ze mà, trase l’art ?-. Non si sa se continuò ad andare a bottega però …

si livavu a vriccia ra inda la scarpa

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