Pane e cipolle

Pane e cipolle
Anche nel nostro paese c’era qualche famiglia benestante, forse di nobili discendenze, ed erano i Signorotti verso i quali c’era un sentimento di rispettosa devozione da parte di tutte le altre famiglie (per la maggior parte contadini)
L’appellativo dato a questi signorotti era identico a quello dato alle figure ecclesiastiche, ossia il “Don“. Il racconto vede protagonisti un signorotto, Don Gesualdo (nome di fantasia) e un padre con il figlio ancora in tenera età, due contadini andati a lavorare a giornata con il signorotto il quale, oltre alla paga, per consuetudine doveva fornire il pasto giornaliero.
Un giorno i due, furono chiamati da Don Gesualdo (proprietario terriero) per una giornata di lavoro nei campi; accettarono di buon grado nonostante il duro lavoro da svolgere, ma era il solo modo di vedere qualche soldo.
Appena cominciarono a mangiare Don Gesualdo esclamò: “Ma quant’è buono il pane e cipolle“; il ragazzo, dopo averlo sentito ripetere più volte, pur avendo preferito il formaggio, con aria timida di sottomissione allungò la mano per prendere una cipolla, ma prima di riuscire a compiere il gesto il padre gli diede uno schiaffo sulla mano dicendo: “Scostumato, eppure pensavo di averti insegnato ad ascoltare e rispettare le persone! Perché vuoi privare delle cipolle Don Gesualdo? Non hai sentito che gli piacciono tanto!!! Mangia il formaggio!“.
Si può smentire chi dice che i proverbi sono la saggezza dei popoli ?!?!?!
“Contadino scarpe grosse e cervello fino“.