Il figliol prodigio

Il figliol “prodigio“
L’emigrazione, un fenomeno da noi avvertito sin dai tempi più remoti, quando la gente era costretta disperatamente a imbarcarsi sui bastimenti in cerca di fortuna oltreoceano, talvolta riuscendovi ma come spesso accadeva costretta a rimanere nelle terre ospitanti senza la possibilità di pagarsi neanche il biglietto per il ritorno in patria.
Trascorso un po’ di tempo dalla seconda guerra mondiale, si cominciò a percepire anche in Italia l’avvicinamento agli anni del boom economico, ma non per noi del profondo sud. Il fenomeno dell’emigrazione non scomparve, però si aprirono altre strade, come quelle del nord Italia, della vicina Svizzera, della Germania.
Un giovanotto del paese che aiutava il padre contadino nei modesti campi (la scuola era ancora considerata una perdita di tempo), raggiunta la maggiore età decise di emigrare al nord in cerca di sorte migliore. Ricevuta la benedizione del padre e le raccomandazioni di rito, non ultima quella di rimanere sempre con i piedi per terra, mise sulle spalle la valigia di cartone e partì.
Arrivati nel loro campo, il padre intraprese le attività quotidiane mentre il figlio, sentendosi oramai “uomo di mondo” cominciò a gironzolare per il campo e vedendo la zappa da lui usata fino a prima che partisse, con un’ aria di superiorità chiese al padre: “Papà cosa l’è questa” , il padre, sempre più allibito, fece finta di non sentire. La domanda fu posta ancora ma la risposta comunque non arrivò. Dopo aver bighellonato in lungo e largo, il giovanotto si ritrovò dove era la zappa che inavvertitamente pestò ferendosi lievemente con il suo manico e in termini nostrani imprecò: .
Il padre che aveva osservato tutta la scena, fra sé e sé pensò: “Forse mio figlio è rinsavito”.
Mai dimenticare le proprie origini