Chi siamo

Il mio nome è Lorenzo Carrato e vivo a Salerno, sono un ragazzo 😉 nato nel ’55 del secolo scorso  a Montano Antilia, un paesino del basso Cilento arroccato ai piedi del monte Antilia, con una maestosa veduta dominante il golfo di Palinuro e quello di Policastro tanto da meritarsi la definizione di terrazza del Cilento.


Il progetto non è finalizzato a descrivere le caratteristiche geografiche o storiche di Montano Antilia e del Cilento, illustri personaggi l’hanno fatto e potranno farlo molto meglio, ma realizzare un’ idea 💡 che ho sin da quando ero veramente ragazzo.

Ho sempre pensato che avrei potuto regolare il tempo a mio piacimento, per questo non ho mai messo in discussione il suggerimento “non fare oggi quello che potresti fare domani”… ed eccomi ritrovato a prendere coscienza che di tempo non ne rimane molto. È arrivato il momento! L’idea è quella di provare a mantenere in vita le tradizioni della nostra terra, raccogliendo quanto saggiamente tramandato dai nostri avi del nostro amato “Cilento”.

Il Cilentosubregione montuosa della Campania in provincia di Salerno come si legge su Wikipedia, comprende un ampio territorio dove le inflessioni e le sfumature dialettali sono tante; pensate che la parte più alta confina con la zona degli Alburni e la parte più bassa con la Basilicata, si può immaginare la diversità dialettale che a volte va oltre la semplice sfumatura ma subisce un vero e proprio influsso dal vicinato, potrebbe rappresentarne l’esempio la parola “quello” che in qualche luogo diventa “chiru” e in qualche altro “chiddu”.

Reputo fortunato chi è riuscito a vivere nel luogo natio, esprimersi con un linguaggio noto dalla nascita credo sia impagabile, se poi questo luogo è il Cilento si è ancora più fortunati.

Anche amando profondamente la mia terra a malincuore l’ho dovuta lasciare, la prima volta a 14 anni per andare a Torino. Forse è lì che ho cominciato ad amarla ancora di più, quando un torinese compagno di collegio si impegnava a scimmiottarmi, ripetendo un motivetto che spesso canticchiavo “Ti ricordi mondagne verdi e…“, pensavo lo facesse per le mie discutibili doti canore… Forse a Milano quando mi apostrofavano come “Terun“, forse a Rimini quando mi appellavano come pataca però cominciavo a comprendere il significato della parola amarcord, forse a Roma quando scherzosamente i colleghi mi dicevano “A lorè c’hai a sveja ar collo” o forse a Napoli quando simpaticamente una collega mi definì villico bucolico.

Non posso dire con certezza quando, ma posso solo dire che tutto questo ha fatto maturare in me un attaccamento alle origini sempre più profondo.